Le vicende del Palazzo pagg. 111-121
I pannelli in cuoio dorato e dipinto del Palazzo di San Quirico pagg. 199-207
I restauri della decorazione pittorica pagg. 261-272
Alessandro Magno e la famiglia di Dario: la conservazione dei dipinti su tela di Michelangelo Ricciolini pagg. 273-283
Estratti da:
“Il Palazzo Chigi Zondadari a San Quirico d’Orcia – Architettura e decorazione di un palazzo barocco”
edito nell’anno 2009
La pubblicazione è in vendita presso le librerie di San Quirico e l’Ufficio informazioni turistiche.
Brevi cenni:
Il 6 settembre 1677 il Granduca di Toscana, Cosimo III d’Medici, concesse in feudo, con titolo di marchesato, la terra di San Quirico d’Orcia al cardinale Flavio Chigi. Dalla concessione del feudo iniziano i lavori di costruzioni, affidati all’architetto Carlo Fontana, architetto di fiducia della famiglia Chigi. La realizzazione della fabbrica si colloca tra il 1679 ed il 1684, anno in cui si iniziò la decorazione interna. Il palazzo, a pianta rettangolare si sviluppa su tre piani, quello terreno, il nobile e il mezzaniano, attorno ad un cortile centrale. La facciata principale presenta due portali di accesso, inquadrati da colonne che sorreggono un balcone. Al centro campeggia lo stemma gentilizio dei Chigi. Ciò che caratterizza maggiormente il palazzo è la scansione regolare delle finestre con cornici in travertino. Il pittoricismo degli esterni era affidato esclusivamente al contrasto cromatico fra il bianco del travertino e il rosso porpora dell’intonaco. Al piano terra vi erano i locali di servizio e gli alloggi per la servitù. Al piano superiore l’appartamento di rappresentanza. Le camere si sviluppano una dietro l’altra, ma sono tutte disimpegnate a destra e a sinistra rispettivamente da un corridoio e dal salone e dal salone e una galleria. Lo stesso schema distributivo era riproposto al piano superiore, che verosimilmente doveva essere l’alloggio del cardinale. L’utilizzo del palazzo era episodico. La sua funzione fin dall’origine era quella di edificio di rappresentanza. Il vasto ingresso carrabile, la scenografica scalinata a tre rampe di accesso, le targhe marmoree di benvenuto introducevano il visitatore agli appartamenti dei piani superiori, dove l’esuberanza della decorazione e la ricchezza degli arredi dovevano stupire il visitatore. Alla morte del Cardinale, avvenuta il 13 settembre 1693, per espressa volontà testamentaria il feudo passò alla sorella Agnese, vedova di Ansano Zondadari, e da lei al figlio maschio primogenito e discendenti, con l’obbligo di assumere il cognome dei Chigi. Con un atto del 27 ottobre 1693 le proprietà passarono pertanto al nipote Bonaventura Chigi Zondadari, che l’anno successivo fu ufficialmente investito dal Granduca di Toscana del titolo di marchese di San Quirico. Terminata la linea primogenita di Ansano Zondadari, il titolo di marchese venne riconfermato col Regio Decreto dell’8 ottobre 1897 al Senatore Buonaventura, discendente da Francesco di Giuseppe di Ansano di Buonaventura, e da lui trasmissibile ai discendenti maschi primogeniti. Nel periodo delle due guerre il palazzo fu vissuto ancora meno dai proprietari che nel secolo precedente. Al fattore era lasciata piena libertà di disporne per gli usi dell’azienda agricola o per ospitare gruppi di giovani in cerca di vacanze alternative. Da testimonianze della cittadinanza sappiamo in una delle tante stanze del primo piano era ospitata la scuola comunale, mentre a piano terreno vi era un asilo per l’infanzia. Il teatrino del palazzo fu per molti anni sede della Società Filarmonica. La guerra vide il palazzo più volte violato dai soldati, alla ricerca di un rifugio dove acquartierarsi.